FRIDA KAHLO, AUTORITRATTO AL CONFINE TRA MESSICO E STATI UNITI, 1932, OLIO SU METALLO.

FRIDA KAHLO, AUTORITRATTO AL CONFINE TRA MESSICO E STATI UNITI, 1932, OLIO SU METALLO.

Degli Stati Uniti criticava i lati negativi e così si figura il freddo e morto mondo industriale statunitense soprattutto nei colori grigio e blu. Il mondo messicano invece è caratterizzato dai colori caldi della terra e della natura. Dal terreno spuntano fiori e prodotti del lavoro umano, sculture e piramidi, sono fatti di materiali naturali. Questa contraddizione tra artificiale e naturale si manifesta in diversi dettagli: le nuvole nel cielo messicano sono contrapposte da una nuvola di fumo che esce dalla ciminiera degli stabilimenti Ford.

La molteplicità di piante da una parte trova nell’altra il suo corrispondente nei diversi apparecchi elettrici muniti di cavi, che con le loro radici assorbono energia dal terreno.
Il mondo industriale americano appare inanimato, mentre nella parte messicana appaiono due idoli della fertilità e un teschio, quasi a simboleggiare il ciclo vitale. Alle divinità americane, agli industriali e ai banchieri, che vivono nei moderni templi cittadini, i grattacieli, si contrappongono le più importanti divinità antiche messicane, rappresentate dal sole e dalla luna sulle rovine del tempio precolombiano.

Soltanto un piccolo dettaglio collega i due mondi: un generatore di corrente sul suolo americano ricava energia dalle radici delle piante messicane, per immetterla poi nel piedistallo sopra cui sta Frida Kahlo, la sua figura sembra ricevere energia da entrambi i mondi. Questo ci indica che la pittrice non voleva rappresentare solo il suo stato d’animo, il suo conflitto interiore e la nostalgia per la patria, ma anche che lei, come personificazione della sua terra, basandosi sulla sua storia e utilizzando il progresso, doveva trovare tra i due estremi la propria strada.

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